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Regolamento UE n. 182/2013 impone la registrazione dei pannelli fotovoltaici di costruzione cinese

E’ del 5 marzo 2013 la pubblicazione del regolamento UE 182/2013 che dispone la registrazione delle importazioni di moduli fotovoltaici in silicio cristallino e delle relative componenti chiave (celle e Wafer) originari o  provenienti dalla Repubblica popolare cinese.  

 

 

 

La Commissione europea ha intrapreso questa iniziativa per vederci chiaro sull’ingresso di pannelli solari cinesi in Europa: dopo le inchieste antidumping avviate a settembre e a febbraio sulla commercializzazione, rispettivamente, di pannelli e di vetro solare provenienti da Pechino. 

 

“La Commissione ha deciso di chiedere alle autorità doganali nazionali dei Paesi membri di registrare le importazioni di pannelli solari e dei loro componenti principali dalla Cina nell’ambito delle indagini aperte sull’antidumping e anti-sovvenzioni”, ha spiegato John Clancy, portavoce del commissario al Commercio Karel De Gucht, a seguito delle denunce di due associazioni del settore: EU Pro Sun e ProSun Glass. 

 

Per il momento Bruxelles prevede solo di tracciare, attraverso la registrazione, ciascun pannello cinese che entri in Europa. Entro la fine dell’anno però, ha aggiunto Clancy, l’Ue potrebbe decidere l’introduzione di dazi retroattivi per tutelare le imprese comunitarie.

 

Con decorrenza immediata, il regolamento prevede l’obbligo per le autorità doganali dell’Unione Europea di registrare le importazioni di pannelli solari e componenti per un periodo di nove mesi a partire dalla pubblicazione della disposizione. In vigore da oggi farà sì che le importazioni vengano gravate da un dazio antidumping ed un dazio antisovvenzione .

 

Il risultato di tale manovra è sicuramente un rialzo dei prezzi dei moduli asiatici ed in parte anche di quelli europei che utilizzano componenti cinesi.

 

Il provvedimento raccoglie il plauso di IFI e di EU ProSun ma per AFASE la registrazione dei prodotti solari cinesi è ingiustificata. 

 

Il commento del Comitato IFI

 

Soddisfazione è stata espressa dal Comitato IFI, associazione che riunisce l’80% dei produttori nazionali di celle e moduli fotovoltaici. “E’ un provvedimento transitorio che restituisce un po’ di serenità a tutta l’industria europea, e in particolare a quella italiana, aggredita da oltre due anni da pratiche di dumping insostenibili attuate dai produttori e dagli importatori di moduli fotovoltaici provenienti dalla Cina – afferma Alessandro Cremonesi, presidente di Comitato IFI – Da quando la Commissione Europea ha aperto l’investigazione per valutare l’esistenza di pratiche di dumping e di sovvenzioni anticoncorrenziali, i porti e le dogane europee sono state invase da decine di migliaia di tonnellate di moduli cinesi commercializzati a prezzi al di sotto del 50% del prezzo medio di mercato, proprio con l’obiettivo di anticipare l’apertura degli attuali procedimenti”.

“La registrazione delle importazioni – prosegue Cremonesi – costituirà un deterrente alle incontrollate e sfrenate importazioni dei produttori/importatori cinesi, in vista dell’imminente decisione della Commissione Europea – attesa entro il prossimo 6 giugno 2013 – circa l’imposizione di dazi anti-dumping e anti-sovvenzioni in quanto, di regola, tale provvedimento sancisce la retroattività di 90 giorni dalla decisione sull’imposizione dei dazi”.

 

La posizione di EU ProSun

 

La procedura antidumping e antisussidio in corso a Bruxelles è stata originata da una denuncia dell’industria fotovoltaica europea rappresentata da EU ProSun. “Il dumping è il vero problema del mercato solare europeo”, dice Milan Nitzschke, presidente dell’associazione dei produttori EU ProSun. “La violazione giornaliera del diritto commerciale da parte della Cina distrugge migliaia di posti di lavoro nell’industria europea. Se si consentisse alla Cina di ottenere in questo modo un monopolio nel settore solare, le conseguenze sarebbero catastrofiche non soltanto per l’industria solare europea, ma anche per i subfornitori, i produttori di materiale e migliaia di installatori. Perché i monopoli non determinano certo la diminuzione, ma l’aumento dei prezzi”.

 

Gli Stati Uniti hanno imposto dazi antidumping su prodotti solari dalla Cina già nel 2012. Poiché anche negli USA era possibile la riscossione retroattiva, i dazi hanno determinato immediatamente un calo delle importazioni oggetto di dumping dalla Cina a partire da marzo 2012. Ciononostante nel 2012 il mercato solare negli USA è cresciuto, il numero degli impianti di nuova installazione è aumentato decisamente e la media dei prezzi al consumo è diminuita in misura corrispondente al progresso tecnologico. “Gli effetti sull’industria e sui consumatori statunitensi sono quindi positivi”, commenta Nitzschke, secondo il quale ciò dimostra che sono assurde tutte le accuse di parte cinese secondo cui l’introduzione di dazi antidumping determinerebbe la perdita di posti di lavoro. “Il numero dei posti di lavoro nel settore solare statunitense dopo l’imposizione dei dazi è aumentato. La concorrenza leale è evidentemente migliore dell’economia pianificata”, afferma Nitzschke.

 

Afase: la registrazione dei prodotti solari cinesi è ingiustificata

 

“La registrazione delle importazioni di prodotti solari cinesi è del tutto ingiustificata”, afferma invece Afase (Alliance for Affordable Solar Energy), la coalizione di oltre 190 aziende del settore fotovoltaico europeo. “È un passo amministrativo che renderà possibile per l’Unione europea imporre dazi retroattivamente su dei prodotti che sono essenziali per l’energia solare – sottolinea Afase – nonostante la sola registrazione non significa che l’Unione europea alla fine imporrà i dazi, essa crea tuttavia un’incertezza che sta già avendo un significativo effetto negativo sul mercato”.

 

Secondo l’Alleanza per l’energia solare sostenibile, questo intervento sul mercato attraverso la registrazione “è ingiustificato, dato che l’imposizione di dazi retroattivamente violerebbe il diritto comunitario, in cui si afferma espressamente che i dazi possono essere applicati retroattivamente soltanto qualora le importazioni siano in netta crescita, cosa chiaramente non vera. SolarWorld e coloro che desiderano chiudere il mercato UE possono trarre beneficio dall’incertezza del mercato, ma la stragrande maggioranza dell’industria europea del fotovoltaico, lungo l’intera catena del valore, si oppone a questa misura illogica”.

 

 Tratto da:  Ancitel, Il sostenibile, Casa&clima e Ultima ora notizie.

 

Scarica: 

Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea – Regolamento UE n. 182-2013